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Preghiera funebre

Mar Nov 15, 2011 5:26 pm Da Selene°La sposa Cadavere°

De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
Fiant àures tuæ intendèntes
in vocem deprecatiònis meæ.
Si iniquitàtes observàveris, Dòmine,
Dòmine, quis sustinèbit?
Quia apud te propitiàtio est,
et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine.
Sustìnuit ànima mea in verbo ejus,
speràvit ànima mea in Dòmino.
A custòdia matutìna usque ad noctem,
speret Ìsraël …

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Commenti: 0

ma a cosa ci fa ancora qua sto forum?

Sab Ago 07, 2010 6:14 pm Da Fenicottero Color Merda

Una buon anima che lo cancella no? So fort'

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Fenicottero Color Merda
bell'uomo il ritorno
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Messaggio Da bell'uomo il ritorno Dom Nov 23, 2008 5:15 pm

Parlare di una console come la PS2 non è cosa facile. Una lacrimuccia riga il volto dopo che ricordi su ricordi si sovrappongono senza sosta.
Un sistema di videogiochi già divenuto leggenda ancor prima della sua “morte” videoludica, una degna erede di quel marchio divenuto universalmente sinonimo di videogioco. Ma partiamo con ordine.
La PlayStation 2 uscì sul mercato ad inizio millennio, precisamente nel marzo del 2000 in Giappone. Proprio nella terra del Sol Levante al day-one furono presenti meno di un milione di console, ma poco importava. Il 29 Dicembre 2005, precisamente cinque anni dopo il lancio, la Sony annunciò il raggiungimento dello storico traguardo delle cento milioni di unità vendute. Basti pensare che la prima PlayStation aveva impiegato ben tre anni in più per raggiungere tale traguardo.
Potremmo parlarvi inoltre di dati tecnici come l’ Emotion Engine, oppure della capacità in generale e di muovere su schermo fino a settantacinque milioni di poligoni al secondo, ma la vera forza di ogni macchina da gioco si sa, è indissolubilmente legata ai prodotti che è in grado di far girare e sicuramente la PS2 ha dimostrato in tal senso di non avere eguali, potendo vantare un parco software che abbraccia ogni genere di esigenza.
Nuove serie, nuovi eroi e nuove situazioni hanno fatto breccia nel cuore dei videogiocatori, mentre molte saghe storiche hanno confermato il proprio potenziale. Ripercorrere insieme a voi quei momenti, rispolverando pietre miliari del mondo dei videogames quasi come un buon archeologo riscopre tesori passati è estremamente eccitante, tuttavia nel farlo non nascondiamo la nostra difficoltà a dover scegliere tra troppi i titoli, con il timore di escludere i davvero tanti gioielli che potrebbero purtroppo restarne fuori. Proprio per questo motivo, abbiamo dedicato un paragrafo anche a loro in modo tale da rendere giustizia a tutti o quasi.
Sperando che condividiate anche solo in parte le npstre, precisiamo che la lista seguente non è indicativa della qualità dei prodotti segnalati, ma è stata inserita secondo un ordine alfabetico. Che lo spettacolo abbia inizio.

Burnout Revenge
La serie di Burnout storicamente rivela una di quelle sorprese che non ti aspetti, un po’ come la standing ovation al GTA in 3D quando su PSOne nessuno lo teneva in considerazione. In effetti scommettiamo che pochi hanno giocato fino in fondo il primo ed il secondo episodio di questa saga, ma quei pochi si saranno rifatti gli occhi con i successivi. Per il livello di innovazione sarebbe stato più giusto parlare del terzo episodio, sottotitolato Takedown, ma crediamo che la parabola ascendente della saga abbia il suo culmine proprio in Revenge.
Se prima infatti Burnout era definibile come un semplice racing arcade, è solo con il quarto capitolo su PS2 che il gioco estremizza ogni suo elemento chiave.
Un titolo chiassoso, elettrizzante, adrenalinico come pochi altri ma soprattutto vendicativo.
L’odio che noi tutti nutriamo verso gli avversari nei giochi di guida, viene reso stavolta tangibile e pronto per essere sfogato: i rivali che ci procurano un incidente vengono marchiati col color rosso fuoco, in modo tale da sapere il vile marrano da puntare. Vincere o perdere una gara passa in secondo piano rispetto alla soddisfazione di vedere placata la nostra fame di vendetta. A rendere il tutto ancor più distante da un arcade (e da ogni logica automobilistica) ci pensa la possibilità di usare le macchine di piccola e media portata come fossero una sorta di "proiettili" da lanciare contro i contendenti alla vittoria attraverso tamponamenti e scontri assortiti. Appagante.

Devil May Cry
Restando in tema di simil trash abbinato ad una solida meccanica, ecco spuntare Devil May Cry, made in Capcom, concepito inizialmente come capitolo della saga Resident Evil. L’ideatore amante della Divina Commedia, pensa di chiamare il personaggio Dante e renderlo un demone molto particolare.
Frutto di una situazione familiare disastrosa a dir poco, il nostro eroe riesce a conquistare milioni di fan con una mentalità rivoluzionaria per i giochi dell’epoca.
Nonostante fossimo abituati a personaggi di ogni sorta, Dante, con il suo modo spregiudicato di combattere, è il primo che ride in faccia al pericolo, il primo sprezzante, menefreghista, sbruffone che tratta minacce per noi insormontabili, come semplici problemi di tutti i giorni. Come da titolo, con lui “anche il diavolo può piangere”. Trasforma quindi lo straordinario in naturale.Giubbotto in pelle, aria da macho, pistole e spade pronte all’uso ed eccovi movenze circensi, combattimenti spettacolari ed ambientazioni da urlo, coese da una trama da Oscar. Trash forse, ma (paradossalmente) con estrema classe. Devil May Cry è tutto questo e molto, molto di più. Stratosferico

Final Fantasy XII
Il dodicesimo capitolo della "fantasia" meno finale del mondo, rivoluziona le carte in tavola, portandoci di fronte un prodotto fresco e dal sapore nuovo.
In primis la presenza della tanto osannata abolizione degli incontri casuali: ogni nemico è ben presente su schermo pronto a menar mazzate.
In secundis un sistema di potenziamento anche troppo avanti rispetto alla classica tradizione, basato su scacchiere e licenze che rendono addirittura vetusta la sferografia del decimo episodio. Per non parlare dei Gambit, una manna del cielo per qualcuno, una maledizione inammissibile per altri.
In fondo tutto il gioco ha in tal maniera scisso i fan, lasciando quantomeno perplessi sull’operato Square Enix. Merito tuttavia a questa casa di aver osato senza dormire sugli allori. Indubbiamente un titolo particolare, gioco di ruolo strepitoso in ogni sua parte, ma forse poco sognatore ed onirico rispetto ad altri episodi. Ambiguo.

God of War
Ricordiamo ancora che, quando fu annunciato questo titolo, ebbe molto meno credito rispetto all’unanimità di pareri positivi emersi dopo la sua uscita. In fondo la Sony svolse un compitino facile, considerato che la mitologia greca già per natura rappresenterebbe un ottimo copione per un videogioco.
Tuttavia gli sviluppatori si sono superati, proponendo sul mercato un action game praticamente perfetto in ogni sua parte, stupendo da guardare ed ancor più bello da giocare. Tra l’altro fu uno dei primi ad introdurre la moda dei Quick Time Events, al giorno d'oggi fenomeno diffuso.
Kratos, il carismatico spartano della vicenda, è l’antieroe per eccellenza. Tuttavia, nonostante la sua crudeltà, la sua ambizione, la sua insensibilità verso chiunque, si caccia in situazioni al limite dell’umano in prima istanza contro Ade e, non contento, in seconda battuta contro l’intera gerarchia delle divinità, rea di soprusi di ogni sorta. L’incontro con il mostro marino però è da antologia dei videogiochi. Epico.

GTA San Andreas
Come sostenuto nelle righe precedenti, questa saga marcata Rockstar, ha riscosso pieni successi solamente nell’era PS2, grazie al passaggio al 3D.
Non contento di un successo planetario, questo brand ha anche coniato il modo di dire “alla GTA”, per indicare la presenza di estesi ambienti esplorabili, possibilmente urbani e violenti.
Già, proprio una violenza indiscriminata frutto di una libertà totale è la realtà un po’ scomoda che fa da contorno alle vicende malavitose dei vari protagonisti.
San Andreas tuttavia è la vetta più alta mai raggiunta da questa serie. Nemmeno GTA IV, con tutti quei chilometri percorribili in più riesce a giungere a tanto. Tutto questo perché SA riesce a far collimare la realtà urbana con quella campestre, in un ecosistema di ambientazioni, di paesaggi e di scorci diversi (e sempre magnifici) da zona a zona che illudono l’occhio umano, facendo credere alla mente di avere veramente a che fare con uno spazio estesissimo. Per non parlare dei tantissimi elementi paranormali che lo rendono ancor di più intrigante. Molti giurano di aver visto gli UFO, altri Loch Ness, altri ancora Jack lo Squartatore, per non parlare degli avvistamenti degli zombie della famosa Umbrella di Resident Evil, o degli alieni in una sorta di Area 51. In un prodotto così “scontato” come un videogioco, qualcosa che travalica il senso comune e la “normalità” degli eventi non può che impreziosire ancor di più un gioiello di bellezza, nonché un esempio di qualità da seguire. Colossale.

Metal Gear Solid 3
Tutto ciò che vi sembra incredibile in MGS IV, lo è stato a suo tempo anche per il terzo episodio. Quel geniaccio di Kojima riesce a rendere merito ad una saga profondamente votata all’emozione più pura, che nel suo equilibrarsi tra gioco e film interattivo si presenta in realtà come prodotto quanto più vicino a ciò che si può definire Arte con la “A”maiuscola.
Il terzo capitolo decide di puntare molto su un ambiente accidentale come amplissimo contenitore di novità. Prima di tutto in maniera più netta viene sottolineata l’importanza del camuffamento, e di conseguenza come usare ciò che ci circonda per non farci scoprire dal nemico. Ma un buon soldato è prima di tutto un uomo e quindi spazio a bisogni alimentari da non trascurare.
Come da tradizione, gli incontri con i boss sono indescrivibilmente suggestivi, coinvolgendoci a 360 gradi e stuzzicando la nostra mente. Potremmo parlare per ore ed ore, ma non renderemmo comunque merito ad un’ opera da standing ovation. Emozionante

Okami
Se MGS è videogioco tramutato arte, Okami è proprio l’opposto, arte che si trasforma in videogames. Con uno stile unico, con scelte cromatiche da favola e paesaggi che sembrano usciti di forza da una gallerie d’arte, questo titolo ci dimostra come la forza di volontà e la fantasia della mente di alcune persone può generare capolavori che colpiscono gli occhi per giungere dritti al cuore.
Una avventura sospesa tra sogno e realtà, tra mito e leggenda, dove impersonerete la dea del Sole Amaterasu che vuole far risplendere la luce del bene sull’oscurità portata dal male.
I primi attori siete mai come questa volta voi, solo voi avrete fisicamente in mano la forza di un pennello per dare vita ad una composizione fatta di luci, colori e suoni. Impareggiabile come pochi altri, Okami è un titolo che vi porta con mano in un mondo aldilà del razionale. Magico.

Pro Evolution Soccer 5
Prima ancora che Fifa mettesse il suo per rovinare i piani a quelli della Konami, Pro Evolution Soccer aveva raggiunto il suo apice nel quinto capitolo.
Non che gli altri siano stati da meno, intendiamoci. Piuttosto questo episodio è il punto di non ritorno, quello in cui PES aveva affermato un modo di giocare a calcio cinico, realistico, sentito e verace come mai prima (e nemmeno dopo).
Le azioni dovevano essere gestite al millimetro, quindi addio alle corse in libertà sulle fasce ed a giocate fuori dal comune da parte di calciatori semi sconosciuti.
Ogni gol andava sudato, ogni avversario affrontato con il massimo impegno. Tra questi ultimi contateci pure l’arbitro, sempre pronto a fischiare anche alla minima spallata. Personalmente non è uno dei nostri preferiti ma oggettivamente è il capitolo più calcolato, studiato e rivoluzionario. Impegnativo.

Resident Evil 4
RE 4 è l’emblema di come saghe storiche possano rivoluzionare impianti di gioco senza deludere. Questa quarta avventura rivoluziona di peso molte certezze del gameplay a cui eravamo abituati. Il risultato però, invece di risultare spiazzante, ridona nuova linfa alla serie. Prendete ad esempio la telecamera, ora saggiamente piazzata alle spalle del protagonista ma non molto distante da quest’ultimo, in modo tale che gli accadimenti più terrificanti e pericolosi non risultino visibili (quindi prevedibili) ma sempre pronti a coglierci di sorpresa facendoci sobbalzare sulla sedia.
Per non parlare delle mostruosità che ci troveremo ad affrontare che, ben lungi dalle apatiche e ciondolanti movenze dei vecchi zombie, risultano abilissime anche nei più rapidi spostamenti e nel gioco di squadra.
E’ un horror sorprendente, magari meno spaventoso ma più dinamico, ma non per questo poco riuscito. Rivoluzionario

Shadow of the Colossus
Ultimo solo alfabeticamente, SotC merita anche lui una medaglia d’oro per aver fatto vibrare la nostra anima a suon di emozioni a più non posso.
Seguito spirituale di ICO, questo capolavoro di rara fattura ci porta in un mondo fantastico, che sciocca tutti con una mentalità fuori dalla norma.
Basti pensare che il nostro eroe non è un potentissimo guerriero o chissà quale eroe: è un semplice ragazzino che solo armato del suo fido destriero, un arco ed una spada deve riuscire abbattere sedici colossi dalle dimensioni inimmaginabili. Tutto questo, non per salvare il mondo, la galassia o l’intero universo. Semplicemente per riportare in vita un giovine fanciulla vittima di un ingiusto sacrificio.
Ogni avversario diventa un livello a sé stante, mentre metaforicamente ogni gigante abbattuto indica come ogni persona, armata di coraggio e volontà, possa riuscire a superare anche difficoltà apparentemente insormontabili. Poetico.

I grandi esclusi
Speriamo che questo excursus tra i vari grandi classici nel mondo PS2 possa aver riportato alla luce dentro di voi anche solo una piccola parte delle emozioni vissute con questi titoli.
Tuttavia avete anche molto altro da ricordare: non scordatevi delle lacrime, dei sorrisi e dei sentimenti di Sora e soci in Kingdom Hearts, non dimenticate delle acrobazie in Prince of Persia e di quanto Le mille ed una Notte siano state così vicine a voi in questa fiaba d’altri tempi, non scordatevi della stretta di mano tra ICO e Yorda e di quanto questo gioco vi abbia riempito di meraviglie. Ripensate a Tidus e Yuna e di come in Final Fantasy X il loro amore abbia superato il tempo e lo spazio, delle ragionate corse in Gran Turismo o di quel Viewtiful Joe così strampalato ed estroverso, senza dimenticare il carisma dei personaggi di Tekken o Soul Calibur, le pazze cantate con Singstar o l'appagamento provato grazie a Guitar Hero e infine non scordatevi neanche le grasse risate in compagnia di Ratchet & Clank in giro per lo spazio o dei simpatici teatrini insieme a Jak & Daxter.
Non scordatevi nulla.Perché se anche le generazioni passano e le console si succedono, la vostra memoria renderà immortale ogni vostra emozione suscitata da anche solo uno di questi giochi succitati. Tutto questo grazie alla PS2.
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Messaggio Da Fenicottero Color Merda Dom Nov 23, 2008 5:48 pm

spaziogames potrebbe denunciarti
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Messaggio Da bell'uomo il ritorno Dom Nov 23, 2008 5:49 pm

Fenicottero Color Merda ha scritto:spaziogames potrebbe denunciarti
ma va là
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Messaggio Da Ospite Dom Nov 23, 2008 8:41 pm

Parlare di una console come la PS2 non è cosa facile. Una lacrimuccia riga il volto dopo che ricordi su ricordi si sovrappongono senza sosta.
Un sistema di videogiochi già divenuto leggenda ancor prima della sua “morte” videoludica, una degna erede di quel marchio divenuto universalmente sinonimo di videogioco. Ma partiamo con ordine.
La PlayStation 2 uscì sul mercato ad inizio millennio, precisamente nel marzo del 2000 in Giappone. Proprio nella terra del Sol Levante al day-one furono presenti meno di un milione di console, ma poco importava. Il 29 Dicembre 2005, precisamente cinque anni dopo il lancio, la Sony annunciò il raggiungimento dello storico traguardo delle cento milioni di unità vendute. Basti pensare che la prima PlayStation aveva impiegato ben tre anni in più per raggiungere tale traguardo.
Potremmo parlarvi inoltre di dati tecnici come l’ Emotion Engine, oppure della capacità in generale e di muovere su schermo fino a settantacinque milioni di poligoni al secondo, ma la vera forza di ogni macchina da gioco si sa, è indissolubilmente legata ai prodotti che è in grado di far girare e sicuramente la PS2 ha dimostrato in tal senso di non avere eguali, potendo vantare un parco software che abbraccia ogni genere di esigenza.
Nuove serie, nuovi eroi e nuove situazioni hanno fatto breccia nel cuore dei videogiocatori, mentre molte saghe storiche hanno confermato il proprio potenziale. Ripercorrere insieme a voi quei momenti, rispolverando pietre miliari del mondo dei videogames quasi come un buon archeologo riscopre tesori passati è estremamente eccitante, tuttavia nel farlo non nascondiamo la nostra difficoltà a dover scegliere tra troppi i titoli, con il timore di escludere i davvero tanti gioielli che potrebbero purtroppo restarne fuori. Proprio per questo motivo, abbiamo dedicato un paragrafo anche a loro in modo tale da rendere giustizia a tutti o quasi.
Sperando che condividiate anche solo in parte le npstre, precisiamo che la lista seguente non è indicativa della qualità dei prodotti segnalati, ma è stata inserita secondo un ordine alfabetico. Che lo spettacolo abbia inizio.

Burnout Revenge
La serie di Burnout storicamente rivela una di quelle sorprese che non ti aspetti, un po’ come la standing ovation al GTA in 3D quando su PSOne nessuno lo teneva in considerazione. In effetti scommettiamo che pochi hanno giocato fino in fondo il primo ed il secondo episodio di questa saga, ma quei pochi si saranno rifatti gli occhi con i successivi. Per il livello di innovazione sarebbe stato più giusto parlare del terzo episodio, sottotitolato Takedown, ma crediamo che la parabola ascendente della saga abbia il suo culmine proprio in Revenge.
Se prima infatti Burnout era definibile come un semplice racing arcade, è solo con il quarto capitolo su PS2 che il gioco estremizza ogni suo elemento chiave.
Un titolo chiassoso, elettrizzante, adrenalinico come pochi altri ma soprattutto vendicativo.
L’odio che noi tutti nutriamo verso gli avversari nei giochi di guida, viene reso stavolta tangibile e pronto per essere sfogato: i rivali che ci procurano un incidente vengono marchiati col color rosso fuoco, in modo tale da sapere il vile marrano da puntare. Vincere o perdere una gara passa in secondo piano rispetto alla soddisfazione di vedere placata la nostra fame di vendetta. A rendere il tutto ancor più distante da un arcade (e da ogni logica automobilistica) ci pensa la possibilità di usare le macchine di piccola e media portata come fossero una sorta di "proiettili" da lanciare contro i contendenti alla vittoria attraverso tamponamenti e scontri assortiti. Appagante.

Devil May Cry
Restando in tema di simil trash abbinato ad una solida meccanica, ecco spuntare Devil May Cry, made in Capcom, concepito inizialmente come capitolo della saga Resident Evil. L’ideatore amante della Divina Commedia, pensa di chiamare il personaggio Dante e renderlo un demone molto particolare.
Frutto di una situazione familiare disastrosa a dir poco, il nostro eroe riesce a conquistare milioni di fan con una mentalità rivoluzionaria per i giochi dell’epoca.
Nonostante fossimo abituati a personaggi di ogni sorta, Dante, con il suo modo spregiudicato di combattere, è il primo che ride in faccia al pericolo, il primo sprezzante, menefreghista, sbruffone che tratta minacce per noi insormontabili, come semplici problemi di tutti i giorni. Come da titolo, con lui “anche il diavolo può piangere”. Trasforma quindi lo straordinario in naturale.Giubbotto in pelle, aria da macho, pistole e spade pronte all’uso ed eccovi movenze circensi, combattimenti spettacolari ed ambientazioni da urlo, coese da una trama da Oscar. Trash forse, ma (paradossalmente) con estrema classe. Devil May Cry è tutto questo e molto, molto di più. Stratosferico

Final Fantasy XII
Il dodicesimo capitolo della "fantasia" meno finale del mondo, rivoluziona le carte in tavola, portandoci di fronte un prodotto fresco e dal sapore nuovo.
In primis la presenza della tanto osannata abolizione degli incontri casuali: ogni nemico è ben presente su schermo pronto a menar mazzate.
In secundis un sistema di potenziamento anche troppo avanti rispetto alla classica tradizione, basato su scacchiere e licenze che rendono addirittura vetusta la sferografia del decimo episodio. Per non parlare dei Gambit, una manna del cielo per qualcuno, una maledizione inammissibile per altri.
In fondo tutto il gioco ha in tal maniera scisso i fan, lasciando quantomeno perplessi sull’operato Square Enix. Merito tuttavia a questa casa di aver osato senza dormire sugli allori. Indubbiamente un titolo particolare, gioco di ruolo strepitoso in ogni sua parte, ma forse poco sognatore ed onirico rispetto ad altri episodi. Ambiguo.

God of War
Ricordiamo ancora che, quando fu annunciato questo titolo, ebbe molto meno credito rispetto all’unanimità di pareri positivi emersi dopo la sua uscita. In fondo la Sony svolse un compitino facile, considerato che la mitologia greca già per natura rappresenterebbe un ottimo copione per un videogioco.
Tuttavia gli sviluppatori si sono superati, proponendo sul mercato un action game praticamente perfetto in ogni sua parte, stupendo da guardare ed ancor più bello da giocare. Tra l’altro fu uno dei primi ad introdurre la moda dei Quick Time Events, al giorno d'oggi fenomeno diffuso.
Kratos, il carismatico spartano della vicenda, è l’antieroe per eccellenza. Tuttavia, nonostante la sua crudeltà, la sua ambizione, la sua insensibilità verso chiunque, si caccia in situazioni al limite dell’umano in prima istanza contro Ade e, non contento, in seconda battuta contro l’intera gerarchia delle divinità, rea di soprusi di ogni sorta. L’incontro con il mostro marino però è da antologia dei videogiochi. Epico.

GTA San Andreas
Come sostenuto nelle righe precedenti, questa saga marcata Rockstar, ha riscosso pieni successi solamente nell’era PS2, grazie al passaggio al 3D.
Non contento di un successo planetario, questo brand ha anche coniato il modo di dire “alla GTA”, per indicare la presenza di estesi ambienti esplorabili, possibilmente urbani e violenti.
Già, proprio una violenza indiscriminata frutto di una libertà totale è la realtà un po’ scomoda che fa da contorno alle vicende malavitose dei vari protagonisti.
San Andreas tuttavia è la vetta più alta mai raggiunta da questa serie. Nemmeno GTA IV, con tutti quei chilometri percorribili in più riesce a giungere a tanto. Tutto questo perché SA riesce a far collimare la realtà urbana con quella campestre, in un ecosistema di ambientazioni, di paesaggi e di scorci diversi (e sempre magnifici) da zona a zona che illudono l’occhio umano, facendo credere alla mente di avere veramente a che fare con uno spazio estesissimo. Per non parlare dei tantissimi elementi paranormali che lo rendono ancor di più intrigante. Molti giurano di aver visto gli UFO, altri Loch Ness, altri ancora Jack lo Squartatore, per non parlare degli avvistamenti degli zombie della famosa Umbrella di Resident Evil, o degli alieni in una sorta di Area 51. In un prodotto così “scontato” come un videogioco, qualcosa che travalica il senso comune e la “normalità” degli eventi non può che impreziosire ancor di più un gioiello di bellezza, nonché un esempio di qualità da seguire. Colossale.

Metal Gear Solid 3
Tutto ciò che vi sembra incredibile in MGS IV, lo è stato a suo tempo anche per il terzo episodio. Quel geniaccio di Kojima riesce a rendere merito ad una saga profondamente votata all’emozione più pura, che nel suo equilibrarsi tra gioco e film interattivo si presenta in realtà come prodotto quanto più vicino a ciò che si può definire Arte con la “A”maiuscola.
Il terzo capitolo decide di puntare molto su un ambiente accidentale come amplissimo contenitore di novità. Prima di tutto in maniera più netta viene sottolineata l’importanza del camuffamento, e di conseguenza come usare ciò che ci circonda per non farci scoprire dal nemico. Ma un buon soldato è prima di tutto un uomo e quindi spazio a bisogni alimentari da non trascurare.
Come da tradizione, gli incontri con i boss sono indescrivibilmente suggestivi, coinvolgendoci a 360 gradi e stuzzicando la nostra mente. Potremmo parlare per ore ed ore, ma non renderemmo comunque merito ad un’ opera da standing ovation. Emozionante

Okami
Se MGS è videogioco tramutato arte, Okami è proprio l’opposto, arte che si trasforma in videogames. Con uno stile unico, con scelte cromatiche da favola e paesaggi che sembrano usciti di forza da una gallerie d’arte, questo titolo ci dimostra come la forza di volontà e la fantasia della mente di alcune persone può generare capolavori che colpiscono gli occhi per giungere dritti al cuore.
Una avventura sospesa tra sogno e realtà, tra mito e leggenda, dove impersonerete la dea del Sole Amaterasu che vuole far risplendere la luce del bene sull’oscurità portata dal male.
I primi attori siete mai come questa volta voi, solo voi avrete fisicamente in mano la forza di un pennello per dare vita ad una composizione fatta di luci, colori e suoni. Impareggiabile come pochi altri, Okami è un titolo che vi porta con mano in un mondo aldilà del razionale. Magico.

Pro Evolution Soccer 5
Prima ancora che Fifa mettesse il suo per rovinare i piani a quelli della Konami, Pro Evolution Soccer aveva raggiunto il suo apice nel quinto capitolo.
Non che gli altri siano stati da meno, intendiamoci. Piuttosto questo episodio è il punto di non ritorno, quello in cui PES aveva affermato un modo di giocare a calcio cinico, realistico, sentito e verace come mai prima (e nemmeno dopo).
Le azioni dovevano essere gestite al millimetro, quindi addio alle corse in libertà sulle fasce ed a giocate fuori dal comune da parte di calciatori semi sconosciuti.
Ogni gol andava sudato, ogni avversario affrontato con il massimo impegno. Tra questi ultimi contateci pure l’arbitro, sempre pronto a fischiare anche alla minima spallata. Personalmente non è uno dei nostri preferiti ma oggettivamente è il capitolo più calcolato, studiato e rivoluzionario. Impegnativo.

Resident Evil 4
RE 4 è l’emblema di come saghe storiche possano rivoluzionare impianti di gioco senza deludere. Questa quarta avventura rivoluziona di peso molte certezze del gameplay a cui eravamo abituati. Il risultato però, invece di risultare spiazzante, ridona nuova linfa alla serie. Prendete ad esempio la telecamera, ora saggiamente piazzata alle spalle del protagonista ma non molto distante da quest’ultimo, in modo tale che gli accadimenti più terrificanti e pericolosi non risultino visibili (quindi prevedibili) ma sempre pronti a coglierci di sorpresa facendoci sobbalzare sulla sedia.
Per non parlare delle mostruosità che ci troveremo ad affrontare che, ben lungi dalle apatiche e ciondolanti movenze dei vecchi zombie, risultano abilissime anche nei più rapidi spostamenti e nel gioco di squadra.
E’ un horror sorprendente, magari meno spaventoso ma più dinamico, ma non per questo poco riuscito. Rivoluzionario

Shadow of the Colossus
Ultimo solo alfabeticamente, SotC merita anche lui una medaglia d’oro per aver fatto vibrare la nostra anima a suon di emozioni a più non posso.
Seguito spirituale di ICO, questo capolavoro di rara fattura ci porta in un mondo fantastico, che sciocca tutti con una mentalità fuori dalla norma.
Basti pensare che il nostro eroe non è un potentissimo guerriero o chissà quale eroe: è un semplice ragazzino che solo armato del suo fido destriero, un arco ed una spada deve riuscire abbattere sedici colossi dalle dimensioni inimmaginabili. Tutto questo, non per salvare il mondo, la galassia o l’intero universo. Semplicemente per riportare in vita un giovine fanciulla vittima di un ingiusto sacrificio.
Ogni avversario diventa un livello a sé stante, mentre metaforicamente ogni gigante abbattuto indica come ogni persona, armata di coraggio e volontà, possa riuscire a superare anche difficoltà apparentemente insormontabili. Poetico.

I grandi esclusi
Speriamo che questo excursus tra i vari grandi classici nel mondo PS2 possa aver riportato alla luce dentro di voi anche solo una piccola parte delle emozioni vissute con questi titoli.
Tuttavia avete anche molto altro da ricordare: non scordatevi delle lacrime, dei sorrisi e dei sentimenti di Sora e soci in Kingdom Hearts, non dimenticate delle acrobazie in Prince of Persia e di quanto Le mille ed una Notte siano state così vicine a voi in questa fiaba d’altri tempi, non scordatevi della stretta di mano tra ICO e Yorda e di quanto questo gioco vi abbia riempito di meraviglie. Ripensate a Tidus e Yuna e di come in Final Fantasy X il loro amore abbia superato il tempo e lo spazio, delle ragionate corse in Gran Turismo o di quel Viewtiful Joe così strampalato ed estroverso, senza dimenticare il carisma dei personaggi di Tekken o Soul Calibur, le pazze cantate con Singstar o l'appagamento provato grazie a Guitar Hero e infine non scordatevi neanche le grasse risate in compagnia di Ratchet & Clank in giro per lo spazio o dei simpatici teatrini insieme a Jak & Daxter.
Non scordatevi nulla.Perché se anche le generazioni passano e le console si succedono, la vostra memoria renderà immortale ogni vostra emozione suscitata da anche solo uno di questi giochi succitati. Tutto questo grazie alla PS2.

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Messaggio Da Ospite Dom Nov 23, 2008 9:03 pm

W. LA WII!

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Messaggio Da stefania Dom Nov 23, 2008 10:47 pm

La mia nn è morta,sta benone.. mi fà compagnia tutti i giorni.
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Messaggio Da Ospite Dom Nov 23, 2008 10:58 pm

...........................................

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Messaggio Da SCREAM Dom Nov 23, 2008 11:50 pm

secret*angel ha scritto:W. LA WII!
la ps2 supera la wii su tutti i fronti
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Messaggio Da SCREAM Lun Nov 24, 2008 12:10 am

SCREAM ha scritto:
secret*angel ha scritto:W. LA WII!
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Messaggio Da Ospite Lun Nov 24, 2008 12:12 am

SCREAM ha scritto:
SCREAM ha scritto:
secret*angel ha scritto:W. LA WII!
la ps2 supera la wii su tutti i fronti
ammettilo secret
io comunque penso che la migliore sia la ps1, la nonna delle console, è stato grazie a lei che mi divertivo da piccolo, i giochi delle altre console sono certamente piu' belli e avventurosi, ma quelli della ps1 sono piu' divertenti

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Messaggio Da Summer Roberts Lun Nov 24, 2008 12:13 am

bell'uomo il ritorno ha scritto:Parlare di una console come la PS2 non è cosa facile. Una lacrimuccia riga il volto dopo che ricordi su ricordi si sovrappongono senza sosta.
Un sistema di videogiochi già divenuto leggenda ancor prima della sua “morte” videoludica, una degna erede di quel marchio divenuto universalmente sinonimo di videogioco. Ma partiamo con ordine.
La PlayStation 2 uscì sul mercato ad inizio millennio, precisamente nel marzo del 2000 in Giappone. Proprio nella terra del Sol Levante al day-one furono presenti meno di un milione di console, ma poco importava. Il 29 Dicembre 2005, precisamente cinque anni dopo il lancio, la Sony annunciò il raggiungimento dello storico traguardo delle cento milioni di unità vendute. Basti pensare che la prima PlayStation aveva impiegato ben tre anni in più per raggiungere tale traguardo.
Potremmo parlarvi inoltre di dati tecnici come l’ Emotion Engine, oppure della capacità in generale e di muovere su schermo fino a settantacinque milioni di poligoni al secondo, ma la vera forza di ogni macchina da gioco si sa, è indissolubilmente legata ai prodotti che è in grado di far girare e sicuramente la PS2 ha dimostrato in tal senso di non avere eguali, potendo vantare un parco software che abbraccia ogni genere di esigenza.
Nuove serie, nuovi eroi e nuove situazioni hanno fatto breccia nel cuore dei videogiocatori, mentre molte saghe storiche hanno confermato il proprio potenziale. Ripercorrere insieme a voi quei momenti, rispolverando pietre miliari del mondo dei videogames quasi come un buon archeologo riscopre tesori passati è estremamente eccitante, tuttavia nel farlo non nascondiamo la nostra difficoltà a dover scegliere tra troppi i titoli, con il timore di escludere i davvero tanti gioielli che potrebbero purtroppo restarne fuori. Proprio per questo motivo, abbiamo dedicato un paragrafo anche a loro in modo tale da rendere giustizia a tutti o quasi.
Sperando che condividiate anche solo in parte le npstre, precisiamo che la lista seguente non è indicativa della qualità dei prodotti segnalati, ma è stata inserita secondo un ordine alfabetico. Che lo spettacolo abbia inizio.

Burnout Revenge
La serie di Burnout storicamente rivela una di quelle sorprese che non ti aspetti, un po’ come la standing ovation al GTA in 3D quando su PSOne nessuno lo teneva in considerazione. In effetti scommettiamo che pochi hanno giocato fino in fondo il primo ed il secondo episodio di questa saga, ma quei pochi si saranno rifatti gli occhi con i successivi. Per il livello di innovazione sarebbe stato più giusto parlare del terzo episodio, sottotitolato Takedown, ma crediamo che la parabola ascendente della saga abbia il suo culmine proprio in Revenge.
Se prima infatti Burnout era definibile come un semplice racing arcade, è solo con il quarto capitolo su PS2 che il gioco estremizza ogni suo elemento chiave.
Un titolo chiassoso, elettrizzante, adrenalinico come pochi altri ma soprattutto vendicativo.
L’odio che noi tutti nutriamo verso gli avversari nei giochi di guida, viene reso stavolta tangibile e pronto per essere sfogato: i rivali che ci procurano un incidente vengono marchiati col color rosso fuoco, in modo tale da sapere il vile marrano da puntare. Vincere o perdere una gara passa in secondo piano rispetto alla soddisfazione di vedere placata la nostra fame di vendetta. A rendere il tutto ancor più distante da un arcade (e da ogni logica automobilistica) ci pensa la possibilità di usare le macchine di piccola e media portata come fossero una sorta di "proiettili" da lanciare contro i contendenti alla vittoria attraverso tamponamenti e scontri assortiti. Appagante.

Devil May Cry
Restando in tema di simil trash abbinato ad una solida meccanica, ecco spuntare Devil May Cry, made in Capcom, concepito inizialmente come capitolo della saga Resident Evil. L’ideatore amante della Divina Commedia, pensa di chiamare il personaggio Dante e renderlo un demone molto particolare.
Frutto di una situazione familiare disastrosa a dir poco, il nostro eroe riesce a conquistare milioni di fan con una mentalità rivoluzionaria per i giochi dell’epoca.
Nonostante fossimo abituati a personaggi di ogni sorta, Dante, con il suo modo spregiudicato di combattere, è il primo che ride in faccia al pericolo, il primo sprezzante, menefreghista, sbruffone che tratta minacce per noi insormontabili, come semplici problemi di tutti i giorni. Come da titolo, con lui “anche il diavolo può piangere”. Trasforma quindi lo straordinario in naturale.Giubbotto in pelle, aria da macho, pistole e spade pronte all’uso ed eccovi movenze circensi, combattimenti spettacolari ed ambientazioni da urlo, coese da una trama da Oscar. Trash forse, ma (paradossalmente) con estrema classe. Devil May Cry è tutto questo e molto, molto di più. Stratosferico

Final Fantasy XII
Il dodicesimo capitolo della "fantasia" meno finale del mondo, rivoluziona le carte in tavola, portandoci di fronte un prodotto fresco e dal sapore nuovo.
In primis la presenza della tanto osannata abolizione degli incontri casuali: ogni nemico è ben presente su schermo pronto a menar mazzate.
In secundis un sistema di potenziamento anche troppo avanti rispetto alla classica tradizione, basato su scacchiere e licenze che rendono addirittura vetusta la sferografia del decimo episodio. Per non parlare dei Gambit, una manna del cielo per qualcuno, una maledizione inammissibile per altri.
In fondo tutto il gioco ha in tal maniera scisso i fan, lasciando quantomeno perplessi sull’operato Square Enix. Merito tuttavia a questa casa di aver osato senza dormire sugli allori. Indubbiamente un titolo particolare, gioco di ruolo strepitoso in ogni sua parte, ma forse poco sognatore ed onirico rispetto ad altri episodi. Ambiguo.

God of War
Ricordiamo ancora che, quando fu annunciato questo titolo, ebbe molto meno credito rispetto all’unanimità di pareri positivi emersi dopo la sua uscita. In fondo la Sony svolse un compitino facile, considerato che la mitologia greca già per natura rappresenterebbe un ottimo copione per un videogioco.
Tuttavia gli sviluppatori si sono superati, proponendo sul mercato un action game praticamente perfetto in ogni sua parte, stupendo da guardare ed ancor più bello da giocare. Tra l’altro fu uno dei primi ad introdurre la moda dei Quick Time Events, al giorno d'oggi fenomeno diffuso.
Kratos, il carismatico spartano della vicenda, è l’antieroe per eccellenza. Tuttavia, nonostante la sua crudeltà, la sua ambizione, la sua insensibilità verso chiunque, si caccia in situazioni al limite dell’umano in prima istanza contro Ade e, non contento, in seconda battuta contro l’intera gerarchia delle divinità, rea di soprusi di ogni sorta. L’incontro con il mostro marino però è da antologia dei videogiochi. Epico.

GTA San Andreas
Come sostenuto nelle righe precedenti, questa saga marcata Rockstar, ha riscosso pieni successi solamente nell’era PS2, grazie al passaggio al 3D.
Non contento di un successo planetario, questo brand ha anche coniato il modo di dire “alla GTA”, per indicare la presenza di estesi ambienti esplorabili, possibilmente urbani e violenti.
Già, proprio una violenza indiscriminata frutto di una libertà totale è la realtà un po’ scomoda che fa da contorno alle vicende malavitose dei vari protagonisti.
San Andreas tuttavia è la vetta più alta mai raggiunta da questa serie. Nemmeno GTA IV, con tutti quei chilometri percorribili in più riesce a giungere a tanto. Tutto questo perché SA riesce a far collimare la realtà urbana con quella campestre, in un ecosistema di ambientazioni, di paesaggi e di scorci diversi (e sempre magnifici) da zona a zona che illudono l’occhio umano, facendo credere alla mente di avere veramente a che fare con uno spazio estesissimo. Per non parlare dei tantissimi elementi paranormali che lo rendono ancor di più intrigante. Molti giurano di aver visto gli UFO, altri Loch Ness, altri ancora Jack lo Squartatore, per non parlare degli avvistamenti degli zombie della famosa Umbrella di Resident Evil, o degli alieni in una sorta di Area 51. In un prodotto così “scontato” come un videogioco, qualcosa che travalica il senso comune e la “normalità” degli eventi non può che impreziosire ancor di più un gioiello di bellezza, nonché un esempio di qualità da seguire. Colossale.

Metal Gear Solid 3
Tutto ciò che vi sembra incredibile in MGS IV, lo è stato a suo tempo anche per il terzo episodio. Quel geniaccio di Kojima riesce a rendere merito ad una saga profondamente votata all’emozione più pura, che nel suo equilibrarsi tra gioco e film interattivo si presenta in realtà come prodotto quanto più vicino a ciò che si può definire Arte con la “A”maiuscola.
Il terzo capitolo decide di puntare molto su un ambiente accidentale come amplissimo contenitore di novità. Prima di tutto in maniera più netta viene sottolineata l’importanza del camuffamento, e di conseguenza come usare ciò che ci circonda per non farci scoprire dal nemico. Ma un buon soldato è prima di tutto un uomo e quindi spazio a bisogni alimentari da non trascurare.
Come da tradizione, gli incontri con i boss sono indescrivibilmente suggestivi, coinvolgendoci a 360 gradi e stuzzicando la nostra mente. Potremmo parlare per ore ed ore, ma non renderemmo comunque merito ad un’ opera da standing ovation. Emozionante

Okami
Se MGS è videogioco tramutato arte, Okami è proprio l’opposto, arte che si trasforma in videogames. Con uno stile unico, con scelte cromatiche da favola e paesaggi che sembrano usciti di forza da una gallerie d’arte, questo titolo ci dimostra come la forza di volontà e la fantasia della mente di alcune persone può generare capolavori che colpiscono gli occhi per giungere dritti al cuore.
Una avventura sospesa tra sogno e realtà, tra mito e leggenda, dove impersonerete la dea del Sole Amaterasu che vuole far risplendere la luce del bene sull’oscurità portata dal male.
I primi attori siete mai come questa volta voi, solo voi avrete fisicamente in mano la forza di un pennello per dare vita ad una composizione fatta di luci, colori e suoni. Impareggiabile come pochi altri, Okami è un titolo che vi porta con mano in un mondo aldilà del razionale. Magico.

Pro Evolution Soccer 5
Prima ancora che Fifa mettesse il suo per rovinare i piani a quelli della Konami, Pro Evolution Soccer aveva raggiunto il suo apice nel quinto capitolo.
Non che gli altri siano stati da meno, intendiamoci. Piuttosto questo episodio è il punto di non ritorno, quello in cui PES aveva affermato un modo di giocare a calcio cinico, realistico, sentito e verace come mai prima (e nemmeno dopo).
Le azioni dovevano essere gestite al millimetro, quindi addio alle corse in libertà sulle fasce ed a giocate fuori dal comune da parte di calciatori semi sconosciuti.
Ogni gol andava sudato, ogni avversario affrontato con il massimo impegno. Tra questi ultimi contateci pure l’arbitro, sempre pronto a fischiare anche alla minima spallata. Personalmente non è uno dei nostri preferiti ma oggettivamente è il capitolo più calcolato, studiato e rivoluzionario. Impegnativo.

Resident Evil 4
RE 4 è l’emblema di come saghe storiche possano rivoluzionare impianti di gioco senza deludere. Questa quarta avventura rivoluziona di peso molte certezze del gameplay a cui eravamo abituati. Il risultato però, invece di risultare spiazzante, ridona nuova linfa alla serie. Prendete ad esempio la telecamera, ora saggiamente piazzata alle spalle del protagonista ma non molto distante da quest’ultimo, in modo tale che gli accadimenti più terrificanti e pericolosi non risultino visibili (quindi prevedibili) ma sempre pronti a coglierci di sorpresa facendoci sobbalzare sulla sedia.
Per non parlare delle mostruosità che ci troveremo ad affrontare che, ben lungi dalle apatiche e ciondolanti movenze dei vecchi zombie, risultano abilissime anche nei più rapidi spostamenti e nel gioco di squadra.
E’ un horror sorprendente, magari meno spaventoso ma più dinamico, ma non per questo poco riuscito. Rivoluzionario

Shadow of the Colossus
Ultimo solo alfabeticamente, SotC merita anche lui una medaglia d’oro per aver fatto vibrare la nostra anima a suon di emozioni a più non posso.
Seguito spirituale di ICO, questo capolavoro di rara fattura ci porta in un mondo fantastico, che sciocca tutti con una mentalità fuori dalla norma.
Basti pensare che il nostro eroe non è un potentissimo guerriero o chissà quale eroe: è un semplice ragazzino che solo armato del suo fido destriero, un arco ed una spada deve riuscire abbattere sedici colossi dalle dimensioni inimmaginabili. Tutto questo, non per salvare il mondo, la galassia o l’intero universo. Semplicemente per riportare in vita un giovine fanciulla vittima di un ingiusto sacrificio.
Ogni avversario diventa un livello a sé stante, mentre metaforicamente ogni gigante abbattuto indica come ogni persona, armata di coraggio e volontà, possa riuscire a superare anche difficoltà apparentemente insormontabili. Poetico.

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tutto sto casino per una console.....come se si parlasse di dio.... Neutral Neutral

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Messaggio Da SCREAM Lun Nov 24, 2008 12:13 am

PIRANHA ha scritto:
SCREAM ha scritto:
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secret*angel ha scritto:W. LA WII!
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io comunque penso che la migliore sia la ps1, la nonna delle console, è stato grazie a lei che mi divertivo da piccolo, i giochi delle altre console sono certamente piu' belli e avventurosi, ma quelli della ps1 sono piu' divertenti
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Messaggio Da Fenicottero Color Merda Lun Nov 24, 2008 12:14 am

quoto il discorso di rudi sulla ps1 Smile
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Messaggio Da SCREAM Lun Nov 24, 2008 12:15 am

Fenicottero Color Merda ha scritto:quoto il discorso di rudi sulla ps1 Smile
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Messaggio Da Ospite Lun Nov 24, 2008 2:08 am

SCREAM ha scritto:
Fenicottero Color Merda ha scritto:quoto il discorso di rudi sulla ps1 Smile
dipende da gioco e gioco
insomma

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Messaggio Da RUDI rudi RUDI rudi Gio Nov 27, 2008 2:06 am

ok
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Messaggio Da Fenicottero Color Merda Gio Nov 27, 2008 2:48 pm

cosiderando l'inutilità del topic, lo chiudo
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